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Turbo - Recensione

17/08/2013 | Recensioni |
Turbo - Recensione

Una lumachina velocissima, capace di partecipare alla 500 miglia di Indianapolis! Può sembrare una contraddizione in termini ma non lo è per il nuovo film d’animazione della Dreamworks.
Turbo è il perfetto esempio di un sogno molto più comune di quello che si pensa: diventare qualcosa che è agli antipodi della propria natura.
Theo detto Turbo è un tipo che sogna in grande: non è contento di seguire i ritmi di una lumaca e ambisce con determinazione a vivere ad alta velocità. Per questo si allena senza sosta misurando i progressi con un righello: il suo obiettivo è gareggiare nella famosa corsa “500 miglia” di Indianapolis. Nella piccola comunità di lumache che vive in una piantagione di pomodori, Turbo è una specie di emarginato, mentre suo fratello Chet, condivide la volontà dei suoi simili di condurre una vita tranquilla seguendo i ritmi delle lumache. Lasciando la piantagione, Turbo si mette all’inseguimento del suo sogno quando cade nel cofano di un’auto sportiva e finisce nella valvola di aspirazione. Il protossido di azoto esplosivo carica di ogni atomo del corpo di Turbo che acquista il dono di un velocità incredibile. Ora Turbo può raggiungere le 200 miglia orarie e sfreccia per le strade di Los Angeles. La sorte interviene di nuovo quando Turbo e Chet vengono catturati da Tito, comproprietario con il fratello Angelo di una rivendita di taco. Tito ha un’attività extra: organizza gare di velocità per lumache. Allo Starlight Plaza, Turbo incontra le Lumache da Corsa, una compagnia di lumache dai gusci decorati come mini-auto da corsa, e fa amicizia con loro. Turbo convince Tito e la compagnia di lumache ad andare a Indianapolis per iscriverlo alla “500 miglia” dove il piccolo invertebrato potrà gareggiare con il suo eroe, il pilota Guy Gagné.
Turbo parte davvero “in quarta”, con un inizio divertente, con quella lumachina intenta a misurare i suoi progressi verso “l’alta velocità” con un righello (il suo ultimo record è percorrere la pista lunga poco meno di un metro in 17 minuti!) e con la colorata immersione nella comunità di invertebrati intenti al lavoro in una piantagione di pomodori con tutti gli incidenti e i pericoli del caso (un minaccioso tosaerba dalle lame mortali ma soprattutto il bambino sadico che schiaccia le lumache a bordo del suo implacabile triciclo). Ma poi il ritmo rallenta un po’ e la sceneggiatura (scritta dal regista esordiente David Soren insieme a Darren Lemke e Robert Siegel, autore quest’ultimo della sceneggiatura di The Wrestler) si siede un po’, per lasciare spazio all’assoluto predominio dell’aspetto visivo. E così la parte puramente spettacolare la fa da padrona con il clou nelle sequenze finali della corsa a Indianapolis in cui l’utilizzo di un buon 3D potenzia la sensazione di essere vicini alla lumachina prodigiosa mentre le auto gli sfrecciano accanto.
In originale doppiato da voci illustri come Ryan Reynolds, Paul Giamatti, Samuel L. Jackson, Michael Peña, Luis Guzman, Snoop Dogg, Michelle Rodriguez, il film sembra essere un gradino più sotto rispetto ad altri colpi della Dreamworks come Kung Fu Panda, Madagascar e I Croods. C’è inoltra da dire che, oltretutto, evidenti sono i richiami a un piccolo capolavoro della rivale Pixar come Ratatouille con l’eroe di turno intento a inseguire un sogno in apparenza inconciliabile con la sua natura (il topo nelle cucine di un ristorante è come la lumaca su un circuito di cose automobilistiche).
Il “gancio” con il recente successo del sesto episodio di Fast & Furious (confermato dalla frase di lancio sulla locandina “Meglio Fast che Furious”) fa il resto: la vicenda di Turbo sembra infatti una sorta di “veloce e furiosa” appendice animata, ambientata tra le lumache, della serie adrenalinica con Vin Diesel. E la voce della Rodriguez nella versione originale funge così da ideale collegamento fra le due pellicole.
Limiti a parte, il messaggio finale del film ha una validità evergreen per grandi e piccini: non è importante quello che si è o i limiti che si hanno, la cosa essenziale è riuscire tutti, prima o poi, a ingranare la quinta. E in questa calda estate una sferzata di ottimismo e fiducia nel proprio potenziale è quel che ci vuole!

Elena Bartoni
 

 


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